La musicoterapia nel trattamento del disagio scolastico

La musicoterapia può intervenire nella prevenzione e nel trattamento del disagio scolastico migliorando la relazione docente-alunno

Sempre più spesso la scuola assume una connotazione coercitiva nei confronti degli alunni. Questi sono costretti ad apprendere grandi quantità d’informazioni (non richieste) in maniera spesso priva di coinvolgimento emotivo. 

 

Ma non solo, ci sono altri fattori che inficiano un’armonica collaborazione come la mancanza di rapporti fra l’insegnante e gli allievi, o peggio, dinamiche distruttive o comunque conflittuali dovute certamente anche alla presenza di ragazzi che non riescono ad adattarsi alle norme del sistema scolastico.

 

Questi possono essere soggetti provenienti da particolari contesti familiari dove ad esempio separazioni, violenze o difficoltà economiche hanno creato disturbi comportamentali di varia natura.

 

Ma non bisogna fare l’errore di pensare che alunni che presentino una qualsiasi forma di disagio provengano esclusivamente da nuclei familiari poco abbienti.

 

Molti sono pure i ragazzi e le ragazze di famiglie agiate, alle quali apparentemente non manca nulla, che ad un indagine più accurata mostrano profonde fragilità psicologiche, dovute ad esempio a una dipendenza da genitori iperprotettivi oppure a prolungate assenze di questi che non permettono la creazione dei fondamentali legami affettivi genitore-figlio.

 

La Musicoterapia può allora intervenire allo scopo di contenere le ansie e migliorare i rapporti e ha la funzione di prevenire l’escalation negativa che può avvenire in contesti difficili.

Un primo aspetto sul quale si può porre l’attenzione è quello dell’ascolto.

 

L’ascolto permette di sentire sé stessi, di percepirsi, creare quindi quel silenzio/spazio interiore adatto anche soltanto a creare una pausa dal flusso continuo dei pensieri e delle attività quotidiane.

 

L’ascolto può essere rivolto all'altro per ri-conoscerlo, quindi sentire la voce della compagna e del compagno col suo timbro, le sue inflessioni, la sua presenza, aiuta a decentrare quei ragazzi troppo autoreferenziali.

 

È importante ricordare che c’è possibilità di ascolto solo se si è stati sufficientemente ascoltati e nell’adolescenza questa necessità di attenzione è manifestata con comportamenti disturbanti e disturbati, dove il rumore e la violenza espressiva sono il canale di sfogo di un disagio altrimenti inespresso.

 

L’insegnante può introdurre la parola posta da un punto di vista affettivo-sensoriale, non quindi come disposizione o comando. Questo è ovviamente possibile se egli ha precedentemente creato un clima di fiducia e comprensione.

La Musicoterapia ci può venire in aiuto anche grazie all’utilizzo delle canzoni

(per un’argomentazione più dettagliata sul songwriting potete andare qui).

 

La canzone ci permette di condividere emozioni quindi è il metodo ideale per “agganciare” gli adolescenti, i quali potranno identificarsi nei testi o negli artisti che sceglieranno. Si dovrà partire appunto dalla loro realtà sonora, dai loro gusti e non imporre modelli “dall’alto.”

 

Naturalmente sono esclusi giudizi di ogni sorta sulle scelte che effettueranno.

L’espediente è quello di partire dai loro input  e creare inizialmente un’identità sonora gruppale, e da questa dare avvio a itinerari più impegnativi e strutturati.

 

Ascoltare e/o suonare assieme delle canzoni è un ottimo metodo per coinvolgere i soggetti più difficili i quali hanno (a volte per la prima volta) possibilità di esprimersi e sentirsi ascoltati senza giudizi.

 

L’alunno “difficile” ha finalmente la possibilità di uscire allo scoperto trovando magari la forza di parlare di sé ad un pubblico.

 

Si creeranno contesti emotivi molto forti, forse di tensione, conflittuali, ma che se saranno ben gestiti, daranno vita a momenti catartici e liberatori.

Infine un altro “strumento” che possiamo utilizzare è quello dell’improvvisazione.

 

La sua peculiarità e quella di permettere di scoprire i propri mezzi espressivi. È per forza di cose istintiva e non permette al controllo razionale di prendere il sopravvento.

 

Inoltre, al fine terapeutico, ci dà tantissime informazioni riguardo l’altro, su cui eventualmente intervenire.

 

Si può improvvisare solo con la voce o con gli strumenti, l’improvvisazione può essere totalmente libera o muoversi all’interno di un canovaccio sonoro.

 

La voce unita alle percussioni è la modalità espressiva preferita dagli alunni più “problematici” perché qui fuoriesce completamente la figura aggressiva ed emarginata presente in ognuno di loro.

 

Grazie a questa pratica però le loro dinamiche interne di disagio possono avere luogo, poiché vengono incanalate e accettate socialmente dando vita anche a diverse possibilità creative.

 

Anche qui si parte da una libera espressione per poi dirigersi verso l’esecuzione di diversi parametri atti a far fare esperienza agli alunni dell’esistenza di altri modi di suonare,  di altri parametri musicali che non siano solo lo sfogo veloce e rabbioso o l’euforia data dalla scarica di piacere insita nella violenza percussiva.

 

Sotto la direzione del musicoterapista i ragazzi oltre a tutto ciò, possono imparare che improvvisare è come parlare e quindi si prende parola, ma si ascolta anche, oppure si parla in “coro”, insieme.

 

Esperienze, queste, importanti ai fini della socializzazione e dell’integrazione.

 

Condividi


 

Bibliografia:

Paolo Cattaneo: Musicoterapia nella fascia scolare e preadolescenziale; Franco Angeli 1996

Scrivi commento

Commenti: 0