Intervista a Paola Anselmi

La metodologia musica in culla: Intervista a Paola Anselmi

 

Siamo davvero entusiasti di ospitare tra le nostre pagine una delle più grandi pedagogiste musicali d'Italia, la professoressa Paola Anselmi.

In questa intervista abbiamo parlato di svariati argomenti e sciolto dubbi che spesso molti genitori e studenti in formazione ci pongono, sperando sia di vostro gradimento vi auguriamo una buona lettura!

Perché è importante esporre precocemente i bambini a delle esperienze musicali?

 

Il suono e il ritmo sono parte attiva della vita di un bambino ancora prima di nascere; è nel mondo sonoro e nell’esplorazione musicale che un bambino molto piccolo trova il suo primo elemento di comunicazione e relazione con il mondo circostante e con i propri adulti di riferimento, a cominciare dalla figura materna, in una modalità naturale e spontanea; ed è con la stessa spontaneità e naturalezza musicale e sonora  che gli adulti reagiscono a questa ricerca del bambino,  dando luogo ad uno scambio affettivo e relazionale tra i più affascinanti della vita umana.

La musica rappresenta per i piccoli un potente mezzo esplorativo, comunicativo, espressivo e allo stesso tempo un obiettivo di apprendimento di un linguaggio organizzato che il bambino impara attraverso l’esperienza musicale stessa, viva e attiva.

La forza interdisciplinare della musica permette, inoltre, il potenziamento e il sostegno di altri apprendimenti e competenze, sia espressivi che di altra natura, come il linguaggio e il pensiero matematico.

Gli ultimi studi scientifici, infatti, hanno evidenziato come vi sia una stretta connessione tra geni e ambiente nei processi legati al neurosviluppo.

 

Crescere in un ambiente accogliente, stimolante anche dal punto di vista sonoro e musicale si traduce in benefici nell’ambito delle relazioni, del linguaggio, nella capacità di attenzione e memorizzazione, migliora le funzioni esecutive e la regolazione delle emozioni; aiuta quindi i bambini a costruire le loro mappe cognitive ed emotive.

L’influenza benefica che la stimolazione musicale agisce sulla plasticità neuronale ci dice quanto sia importante che l’esperienza sonora venga condivisa e stimolata nel bambino a partire dalla nascita, in quella finestra temporale 0/6 che rappresenta il momento chiave della formazione della persona.

 

I tuoi laboratori sono caratterizzati da una forte componente espressiva e affettiva, intesi l'una come libertà creativa, l’altra come relazione. Perché questi due elementi sono così importanti?

 

Nel periodo di massimo sviluppo, lo spazio zerosei appunto, i bambini esplorano la vita in tutte le sue componenti: la ricerca della relazione col mondo esterno, tutto da scoprire, la sperimentazione dell’espressione di sé, la ricerca dell’autonomia emotivaattraverso la relazione e lo sviluppo della libertà creativa il bambino impara a percepire i propri limiti e le proprie capacità, attraverso la relazione che gli rimanda il suo agire il bambino realizza la sua capacità creativa condivisa, la sua abilità comunicativa e costruisce sé in relazione all’altro da sé.

La libertà creativa, la condivisione di un’idea sonora, di una cellula ritmica, di un movimento, inoltre, sviluppa nel bambino un sostegno alla propria autostima, così importante per l’equilibrio emotivo di ciascuno di noi e per uno sviluppo armonioso.

 

La musica si fa insieme e all’interno di una comunità sonora, formata da unicità riunite in una dinamica gruppale, la relazione rappresenta la tela da tessere tra tutti i protagonisti della comunità stessa, come in una performance collettiva dove ognuno contribuisce con il proprio suono e la propria identità sonora.

Spesso con i bambini nel primo periodo della vita, la musica viene praticata con le famiglie, e la relazione diventa il veicolo massimo di inclusione di tutte le parti.

E lasciare spazio alla creatività dei bambini diviene un modello utile ai genitori per leggere le produzioni del bambino nella sua quotidianità.

Ecco quindi che la relazione e la libertà creativa diventano elementi imprescindibili di ogni incontro musicale con le famiglie ed i bambini.

L’influenza benefica che la stimolazione musicale agisce sulla plasticità neuronale ci dice quanto sia importante che l’esperienza sonora venga condivisa e stimolata nel bambino a partire dalla nascita

Le tue attività si interrompono nel momento in cui un alunno decide di intraprendere lo studio di uno strumento?

 

Assolutamente no, quello che il Progetto Musica in Culla porta avanti è un pensiero educativo, un modo di intendere la musica che prescinde da come la musica si pratica.

Negli anni mi è capitato di seguire bambini dalla nascita fino ai 20 anni, accompagnandoli dalle prime esperienze sonore fino allo studio di uno strumento (il pianoforte nel mio caso), o addirittura agli esami in Conservatorio.

La relazione, la libertà creativa, la costruzione insieme, la scelta consapevole, l’uso della voce e del corpo, il dialogo sonoro sono tutti elementi che restano nell’approccio allo studio formale, declinati secondo le esigenze e le necessità del momento e della persona.

Attraverso la relazione e lo sviluppo della libertà creativa il bambino impara a percepire i propri limiti e le proprie capacità

Ci sono alternative allo studio di uno strumento che non siano i metodi classici?

 

Ce ne sono moltissime, sostanzialmente basate sullo studio della persona che si approccia allo strumento.

 

Il metodo classico parte da un assunto per cui tutti dovrebbero affrontare lo stesso percorso, lo stesso repertorio e le stesse difficoltà.

 

Ma se finora abbiamo parlato di unicità, di libertà creativa e di relazione, non possiamo non continuare a farlo anche quando pensiamo alla pratica strumentale.

Sappiamo tutti quanto il rendimento, il benessere, la passione derivi da una somma di fattori tra i quali importantissimi la relazione con il proprio insegnante e la possibilità di scegliere brani che sentiamo affini alla nostra personalità, oltre alla possibilità di creare le proprie improvvisazioni e composizioni.

 

Credo che l’atteggiamento educativo giusto sarebbe costruire una metodologia didattica adatta e adattabile a ciascun allievo, utilizzando materiali diversi e diversificati, ascoltando le idee e gli spunti che ci vengono dagli allievi e costruendo con loro il percorso migliore per ciascuna individualità.

Diversi studi hanno dimostrato che le esperienze musicali plasmano la mente del bambino, aumentando la corteccia cerebrale, la consapevolezza, la capacità di problem solving etc.. data la tua decennale esperienza hai avuto modo di constatare dei casi di tuoi alunni che anni dopo ti hanno dimostrato queste teorie?

(Ricordi un caso in particolare?)

 

Nei miei molti anni di esperienza didattica mi è spesso capitato di rilevare come i ragazzi che sono cresciuti in questo tipo di percorso musicale siano molto più capaci non soltanto musicalmente, ma spesso siano in grado di affrontare con consapevolezza e intelligenza differenti problematiche o argomentazioni.

Negli anni lo studio del pianoforte è diventato per loro la somma di diverse abilità, come scrivere la musica, creare medley di brani diversi, ideare percorsi e programmi musicali.

Inoltre, soprattutto nei bambini, mi colpisce sempre lo sviluppo della sensibilità e dell’immaginazione, che oggi spesso viene poco stimolata.

 

Ricordo una mia allieva che costruì il suo esame di terza media mettendo in relazione la musica con tutte le altre materie, scoprendone dei canali e facendo riferimento a esperienze personali tali da confezionare un lavoro di grande valore.

Credo che l’atteggiamento educativo giusto sarebbe costruire una metodologia didattica adatta e adattabile a ciascun allievo

Di cosa tratta il tuo ultimo libro? 

 

Il mio ultimo libro “La teoria dell’esperienza” è il racconto della metodologia educativa – musicale Musica in Culla®, scritta attraverso esperienze vissute in quasi trent’anni di lavoro con la prima infanzia.

 

Attraverso i racconti personali miei e del collega Simone Magnoni, con cui ho condiviso questa appassionante avventura editoriale, si snodano i principi fondamentali della nostra idea pedagogica. Raccontati come in un romanzo dell’educazione, come ci piace definire questo libro.

 

Il libro ha l’impianto simbolico di un albero, dove convivono radici solide ma pronte a ramificarsi ulteriormente, un fusto in crescita e tanti frutti in continuo cambiamento e ricambio; a significare una delle nostre idee di fondo e cioè che le metodologie educative debbano mantenere una forte apertura all’evoluzione sociale, ai cambiamenti e agli aggiornamenti dettati dalla ricerca e dagli studi scientifici, ai bisogni sempre in trasformazione dell’infanzia, specchio della nostra società e speranza di futuro.

Il libro si apre con una significativa citazione del grande psicologo Daniel Stern, recentemente scomparso, che ben incarna questa nostra idea:

Così come devono svilupparsi i bambini, devono svilupparsi anche le nostre teorie su di loro e la loro esperienza.

 

Sostanzialmente il libro racconta di una scelta, per chi l’ha fatta e per chi ancora non è riuscito: scegliere di essere persone impaurite dal cambiamento o costruttori di futuro. E racconta la nostra scelta, quella di impegnarsi ad essere costruttori di futuro, mantenendo il bambino al centro della nostra azione educativa e didattica.

 

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