La musica Hip Hop: un ottimo  strumento terapeutico

i modelli riconosciuti in musicoterapia

Ascoltare e scrivere canzoni Hip Hop può essere un ottimo strumento per combattere la depressione e la bassa autostima

"...La pioggia bagna la mia pelle ma mi asciugerò perchè sò che il tempo è ciclico e sò che un pò di tempo è quello che ci vuole mentre un guaglione sta scacciando il male e sta aspettando il sole..."  Neffa: Aspettando il sole

 

L’hip hop è il genere più ascoltato nel mondo, gli ultimi dati lo confermano, ma nonostante ciò subisce ancora lo stigma del genere gangster e ignorante per eccellenza, dove si parla solo di droga, sfruttamento delle donne e ossessione per i soldi.

 

Due docenti dell’università di Cambridge hanno dimostrato invece come l’hip hop può essere un grande mezzo espressivo e catartico, capace di dar voce alle paure dei pazienti.

 

Ma non solo, la professoressa Becky Ikster e lo psichiatra Akeem Sule, sostengono che l’ascolto e la scrittura di testi rap possono essere terapeutici, e se inseriti in un adeguato programma, possono sostenere la riabilitazione di quei pazienti che ad esempio soffrono di bassa autostima, di condotte devianti, di depressione e di altre patologie.

 

 

Insieme hanno fondato l’Hip Hop Psych, un progetto che coinvolgerà anche rapper famosi per fronteggiare lo stigma della malattia mentale e per diffondere i valori che stanno dietro a questa cultura.

 

 Molti degli artisti che poi sono arrivati in cima alle classifiche di tutto il mondo, provengono da contesti difficili, dove la violenza è all’ordine del giorno, dove il concetto di autorità è travisato e la droga è una costante.

 

È naturale che nei loro testi si parli delle difficoltà che hanno vissuto, ma cosa ancora più importante, raccontano di come ce l’hanno fatta ad uscire fuori da quelle condizioni, quindi quali sono le strategie di coping che hanno utilizzato per emergere, un insegnante, ad esempio, qualche tempo fa fece ascoltare alla sua classe l’album: “Good kid Maad City” di kendrick lamar, dove il rapper racconta di come è riuscito a sfuggire dal loop di droga e violenza.

"...è un pò come nuotare verso l'onda

sono affogato e poi resuscitato sulla sponda,insomma

ho perso quando ho fatto a pugni contro l'ombra

dalle esperienze impari, spali merda a quintali

e anche se mi spari c'ho la pelle come i cinghiali..." Salmo: 1984

 

 

I due professori sostengono che, essendo l’hip hop pieno di contenuti forti ma anche ricco di riferimenti alle malattie mentali, possa fungere da catalizzatore per gli ascoltatori verso una conoscenza dei disturbi e che possa portare ad empatizzare con chi magari non vive quelle esperienze o guarda ancora con pregiudizio a questa cultura.

 

Fra le loro proposte c’è anche quella di far ascoltare questo genere anche agli addetti al settore della salute mentale, per migliorare la loro conoscenza su un fenomeno che, lo ripetiamo, ormai ha una vastissima diffusione quindi incidenza sulla nostra società. 

 

 

Scrivere un testo rap con una finalità terapeutica e/o riabilitativa, rientra appieno nell’ambito della tecnica del Songwriting, quindi permette a chi la utilizza di poter dar voce al suo disagio, alla sua frustrazione e al dolore, ma anche al suo talento artistico e alla capacità di dare emozioni positive. Adottando le tecniche di “positive visual imagery”, si aiuta il soggetto ad immaginarsi in un futuro più positivo, dove ha finalmente risolto i suoi problemi, accendendo la speranza e aumentando l’autostima. Il soggetto quindi potrà utilizzare delle strategie, nel presente, per migliorare le sua qualità della vita.

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Sitografia:

http://www.hiphoppsych.co.uk/index.html

http://www.smartweek.it/a-cambridge-i-medici-curano-anche-con-lhip-hop/

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