Scatman John: superare i propri ostacoli grazie alla musica

riabilitazione, musica sociale, gioia

La musica può trasformare un deficit in un grande punto di forza,  e questa storia ne è la prova

Scatman John è il nome d’arte di John Paul Larkin, un pianista jazz americano che per anni si esibì negli alberghi di molte città europee.

 

Era affetto da una grave forma di balbuzie già dai primi anni di vita, cosa che gli causò molti disagi durante la sua giovinezza.

 

Chi soffre di balbuzie infatti, generalmente può incappare nell’ansia sociale, in varie forme d’evitamento riguardo situazioni stressanti e/o imbarazzanti, nell’isolamento sociale e nella fobia sociale.

 

Ma Scatman John aveva un’opportunità per superare i propri ostacoli: aveva avuto la fortuna d’incontrare la musica lungo il suo cammino.

In un intervista rilasciata nel 1966 dichiarò che “suonare il pianoforte mi dava modo di parlare”,…. E ancora… “mi nascondevo dietro il piano, per paura di parlare”.

 

Queste due frasi sono molto importanti per diversi motivi, secondo il nostro punto di vista.

 

Primo: Lui sin da piccolo riusciva a comunicare grazie a uno strumento.

Per una persona per cui parlare è una fonte di grande disagio, avere un mezzo attraverso cui veicolare ed esprimere emozioni, è una importantissima via d’uscita dall’isolamento.

 

Secondo: “mi nascondevo dietro il pianoforte per paura di parlare”.

Questo è un atteggiamento chiaramente evitante, riscontrabile in molte persone con questo problema.

 

Il mezzo che gli permette di comunicare è anche quello a cui aggrapparsi…e nascondersi!

È lo scudo che lo rassicura e lo protegge ma che contemporaneamente gli impedisce di affrontare la sua condizione.

 

È stato visto che molte persone balbuzienti delegano agli altri le proprie responsabilità, anche nella vita adulta, e ciò generalmente dipende da vari atteggiamenti che gli altri, anche in buona fede, assumono nei loro confronti. Ad esempio, a scuola spesso si risparmia a questi, l’imbarazzo di un’interrogazione in classe, oppure durante una conversazione vengono aiutati a completare le frasi ,ecc.

 

Ciò innesca meccanismi ansiogeni e di conseguenza evitanti con inevitabili ripercussioni sull’autostima.

 

Quindi nel caso di John Paul Larking, la musica poteva trasformarsi in una trappola.

Ma ancora una volta lui supera le difficoltà, e ancora una volta grazie alla musica.

 

Negli anni ’90 si trasferì a Berlino per cercare di dare una svolta alla sua carriera artistica. Veniva da un momento molto difficile, aveva inciso un album che non vendette quasi nulla, ed era sprofondato nel vortice dell’alcol.

 

Infine il suo amico e collaboratore Joe Farrel, anche lui tossicodipendente, morì.

 

Questo fu la scintilla del cambiamento e john Larkin decise di dare una svolta definitiva alla sua esistenza. Fondamentale fu l’aiuto della sua seconda moglie Judy

che si occupava, tra l’altro, del recupero di alcolizzati.

 

La Germania fu un tocca sana per lui, era entusiasta del clima musicale berlinese.

Dopo aver ricevuto un’ovazione per la sua interpretazione di

On the sunny side of the street” decise di inserire il canto nei suoi show.

 

Sotto la spinta del suo agente combinò lo scat con la dance music e l’hip hop.

Ma la paura più grande di John era che la gente si accorgesse della sua balbuzie. Fu allora che Judy lo incoraggiò a parlarne apertamente nelle sue canzoni, per esorcizzarne la paura.

 

Fu così che nacque Scatman e l’omonimo singolo: Scatman (Ski Ba Bop Ba Dop Bop) successo planetario che rimase in cima alle classifiche di tutto il mondo per intere settimane.

Nella canzone l’autore incita i più piccoli a non avere paura o vergogna della propria balbuzie, che è solo una caratteristica, una peculiarità:

 Io sono lo scatman…..Tutti quanti balbettano in un modo o nell’altro, quindi ascolta il messaggio che ho per te, non lasciare che nulla ti trattenga, se lo Scatman può farlo, fratello puoi farlo anche tu

(estratti dal brano)

Insomma, questa è l’ennesima bellissima storia di come la musica può cambiare le nostre vite, riuscendo a farci fare quello che credevamo impossibile.

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